L’hype intorno a tutto ciò che riguarda l’AI è senza dubbio uno degli elementi, in ambito tech & social, che ha caratterizzato il 2025 (e che ci accompagnerà anche nel 2026). Il rischio di mettere tutto nello stesso calderone – anche cose molto diverse tra loro ma con l’AI come elemento comune – è presente e diffuso, e il rischio di cadere in confusione è alto. AI agentica, AI proprietaria per uso aziendale, AI workslop, ecc. Nuovi termini ed espressioni spuntano fuori come funghi da un giorno all’altro. Tra questi c’è anche l’AI veganism. Scopriamo subito di cosa si tratta.
Cosa significa AI veganism
L’AI veganism è un concetto nato negli ultimi mesi per descrivere chi sceglie consapevolmente di non utilizzare strumenti basati sull’intelligenza artificiale. Una scelta analoga a quella dei vegani che rifiutano i prodotti di origine animale. In questo caso, dunque, non si tratta di semplice disinteresse tecnologico, ma di un’opzione identitaria, etica e culturale. I motivi possono essere tanti: ad esempio il voler contribuire a contenere il proprio impatto ambientale. È ormai noto che l’utilizzo degli strumenti AI ha un impatto, in termini di consumo energetico (la generazione di una singola immagine tramite AI, ad esempio, richiede 10 volte più energia più di una ricerca su Google) e quindi di emissioni climalteranti nel lungo periodo.

Chi sono gli AI vegans
È in sintesi una metafora del veganismo alimentare: così come i vegani evitano carne e altri derivati animali per motivi etici, ambientali o di salute, gli AI vegans rifiutano o limitano fortemente l’uso di tool AI. Non è ancora un movimento di massa, ma un fenomeno emergente che sta attirando attenzione nelle università, nei media e nelle comunità online più sensibili all’argomento. Tornando ai perché di questo fenomeno, molti sistemi AI vengono addestrati su testi, immagini e musica senza un chiaro consenso o un compenso per gli autori umani.
Gli AI vegans vedono questo fattore come una forma di sfruttamento e appropriazione indebita della creatività umana. C’è poi chi teme una dipendenza intellettuale dall’AI, con perdita di capacità critica e creativa e chi, più semplicemente, preferisce attendere. Come per altri cicli di adozione tecnologica, infatti, ci sono gli early adopters e la late majority: questi ultimi, più scettici, adottano la tecnologia in questione solo quando è ormai standardizzata e diffusa.
A cosa devono fare attenzione i content creator
Diffusione degli strumenti AI, delle loro applicazioni d’uso e, dall’altro lato, funzionalità e limitazioni poste dalle singole piattaforme o dalle autorità pubbliche per contenere i rischi legati ad un loro uso fraudolento o incontrollato vanno di pari passo, ma al momento in modo casuale e confuso. L’AI veganism rappresenta una prima risposta istintiva agli eccessi legati a questa nuova rivoluzione digitale, destinata a cambiare profondamente le nostre vite. Più nello specifico, poi, molti content creator umani dovranno far fronte ad una serie di rischi.
I contenuti generati in tutto o in parte tramite AI – ad esempio – possono essere “substantially similar” a contenuti già esistenti generati dagli umani, generando così conflitti legali e accuse di plagio (anche involontario). Il creator umano rischia di vedersi sottrarre idee o format, poi replicati in massa dai sistemi generativi. Con la saturazione del web a causa dei contenuti “robotici”, diventerà più difficile distinguersi. Il rischio è che il proprio stile personale venga diluito e ridimensionato in un mare di output standardizzati. Alcuni brand, inoltre, potrebbero preferire i contenuti AI per velocità di esecuzione e riduzione dei costi, riducendo così lo spazio per la creatività autentica, anche se imperfetta.
Sì al personal branding e alle community forti
Come può difendersi un creator umano? Innanzitutto puntando sul personal branding, su un marchio personale fatto di autenticità, voce unica, narrazione biografica. Non dimenticare, poi, di documentare il processo creativo: potrebbe essere utile sia per la tua tutela legale che per comunicare trasparenza al tuo pubblico. Scelte estreme come l’AI veganism potrebbero non essere la soluzione migliore.
Integra l’AI in modo consapevole e graduale nella tua strategia e nel tuo workflow quotidiano, usandola come strumento di supporto e non come scorciatoia. Impegnati a creare e a mantenere nel tempo una community forte e autentica: la relazione diretta con il pubblico è un vantaggio che l’AI difficilmente potrà replicare. Sarà sempre più importante, infine, formarsi su diritto e policy: conoscere il quadro normativo di riferimento legato alla diffusione e alla monetizzazione tramite AI sarà presto parte integrante dell’attività di creazione dei contenuti.

AI veganism e AI content slop
AI veganism e AI content slop sono due facce della stessa medaglia, con molte sfumature intermedie. Per capire come stanno prendendo forma i social e lo streaming del futuro, ecco due esempi piuttosto recenti. Il primo è di Midjourney, piattaforma di intelligenza artificiale generativa specializzata nella creazione di immagini a partire da prompt specifici. Da qualche settimana chiunque può accedere a Midjourney.tv, progetto lanciato per portare l’esperienza di Midjourney oltre le immagini statiche, trasformandola in un flusso audiovisivo generato interamente dall’AI.
Non è una piattaforma di streaming tradizionale, ma una sorta di “televisione algoritmica” a cui è possibile accedere liberamente. Si tratta, più in particolare, di un feed orizzontale continuo di clip e sequenze create in tempo reale dall’intelligenza artificiale, senza regia o palinsesto umano. Non ci sono episodi, stagioni o playlist curate da persone, ma solo un flusso infinito di contenuti random. Meta ha invece introdotto la sezione Vibes su Meta AI, sia all’interno dell’app per dispositivi mobili che sul sito desk. Il feed in questo caso è verticale ma il principio è molto simile: anche in Vibes troverai esclusivamente contenuti generati tramite AI, con la possibilità di accedere al profilo del creator e, registrandoti su Meta AI, di mettere like, commentare o remixare il contenuto che preferisci.
Convivere con l’AI senza AI veganism
La chiave per convivere con questo nuovo segmento della content creation sarà impegnarsi a mantenere la propria autenticità ed essere ancora più trasparenti verso il proprio pubblico. Al di là del semplice intrattenimento, gli utenti continueranno a cercare sul web e sui social soluzioni a problemi reali, con consigli e suggerimenti offerti da persone in carne e ossa, con la loro unicità, imperfezioni incluse. Evitare di proporre modelli estetici, stili di vita poco realistici e percepiti come irraggiungibili è un consiglio sempre valido anche per i content creator della Gen AI.
