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LinkedIn punta su video posts, video ads e sull’AI che aiuta a cercare lavoro

LinkedIn come TikTok? La risposta è . Una delle novità più rilevanti legate alla piattaforma corporate per eccellenza, di proprietà di Microsoft dal 2016, è data senza dubbio dal rollout globale di un feed video in stile TikTok, quindi basato sulle clip verticali con display full screen. Il blog ufficiale di LinkedIn ha inoltre una sezione dedicata alle best practices per i contenuti video, incluso l’how to dedicato alla realizzazione di una video-newsletter (che richiama il successo di piattaforme per le newsletter d’autore come Substack).

Molti utenti, poi, hanno notato che i risultati mostrati nelle ricerche interne alla piattaforma sono sempre più sotto forma di video. Un cambiamento, una ventata di modernità e freschezza non da poco. Ovviamente, stiamo parlando di LinkedIn. Se da un lato puntare su contenuti di questo tipo serve a semplificare e a veicolare a un pubblico più ampio concetti lunghi e complessi legati al mondo del lavoro, dall’altro mantenere un tone of voice autorevole e uno standing professionale è ancora doveroso.

Come realizzare dei video post d’impatto su LinkedIn

Quando si parla di contenuti legati al mondo del lavoro, il rischio di essere prolissi, di risultare noiosi e monotoni è alto. Ricorda di essere conciso e di catturare subito l’attenzione, ovviamente prestando attenzione al target da raggiungere (colleghi di pari livello? Manager? Potenziali nuovi clienti?) e al messaggio che intendi veicolare (presentare un nuovo prodotto/servizio? Descrivere una posizione lavorativa aperta presso la tua azienda?). Su LinkedIn la durata ideale per mantenere alta l’attenzione degli spettatori è compresa tra i 30 secondi e i 2 minuti.

Assicurati di iniziare con un hook (gancio) in grado di catturare l’attenzione degli spettatori, invogliandoli a guardare il tuo video post fino alla fine. I ganci possono presentarsi in diversi modi. Ad esempio: fai una domanda che accenda la curiosità; condividi una storia (personale o aziendale) per connetterti umanamente al tuo pubblico; inizia con un problema comune che il tuo target affronta nella quotidianità lavorativa; mostra subito un’immagine o un frammento video accattivante.

Con l’ascesa dei video su LinkedIn, diversi influencer e content creator hanno affermato che i loro contenuti video verticali ricevono più engagement e più impressions rispetto al passato e ad altri formati di contenuto. Oltre alla spinta di LinkedIn verso i video, la piattaforma si è evoluta anche in un altro senso. Il Social Content Strategy Report 2024 di Sprout Social – ad esempio – ha rilevato che LinkedIn sta facendo spazio a connessioni più personali ed autentiche, quindi meno finte e “ingessate”.

Le video ads su LinkedIn

Il focus crescente sui contenuti video non riguarda solo i contenuti organici, ma anche le ads. Tra le funzionalità pubblicitarie che LinkedIn ha rilasciato quest’anno, spiccano ad esempio le First Impression Ads: un prodotto a pagamento che garantisce che il tuo video annuncio sia il primo contenuto ad essere mostrato agli utenti target. La modalità broadcast-like consente ai brand di emergere e distinguersi fin dai primi secondi, aumentando la memorabilità e l’efficacia delle campagne video.

C’è poi BrandLink, lo strumento LinkedIn che permette ai marchi di pubblicare annunci video pre-roll sui contenuti premium di creator e publisher approvati dalla piattaforma. In sostanza, permette ai brand di posizionare le proprie video ads accanto a contenuti di qualità, come quelli di influencer e autori affermati, aumentando la brand safety e l’efficacia del messaggio.

Secondo LinkedIn, gli inserzionisti che utilizzano BrandLink registrano un tasso di completamento dei video superiore del 130% e il 23% di visualizzazioni in più rispetto agli annunci video standard. LinkedIn ha inoltre evidenziato che il 91% dei marketer B2B ritiene che il video rappresenti il formato con il miglior potenziale per incrementare il ROI. BrandLink consente di diversificare gli annunci per area geografica e lingua ed è già disponibile sia su desktop che su app mobile.

Cercare lavoro su LinkedIn con l’AI

Passiamo ora a un’altra funzionalità che da anni rende LinkedIn estremamente utile in ambito professionale: la ricerca attiva di lavoro. LinkedIn ha lanciato nelle scorse settimane un nuovo strumento – basato su intelligenza artificiale generativa – che consente agli utenti di individuare offerte più specifiche e mirate, attraverso una descrizione più lunga e dettagliata – rispetto al passato e ai tradizionali strumenti di ricerca presenti sul web – del proprio ruolo ideale. La barra di ricerca aggiornata della piattaforma, potenziata appunto dall’AI, fornisce ora agli iscritti risultati con annunci di lavoro basati su descrizioni in linguaggio naturale.

Ad esempio: “Trovami ruoli di brand manager entry-level nella moda”, “Lavori per analisti che amano le sfide della sostenibilità” o ancora “Una posizione da editor di livello senior su temi legati all’AI basato sulla città di New York”. L’obiettivo è offrire maggiore flessibilità e personalizzazione a chi cerca un nuovo impiego rispetto ai tradizionali filtri di ricerca – per località, settore e ruolo – già disponibili su LinkedIn, filtri che spesso non consentono di descrivere al meglio il lavoro desiderato. Invece di controllare manualmente ogni offerta per vedere se corrisponde alle proprie competenze e interessi, gli utenti possono ora cercare specificamente i lavori ideali per i quali sono qualificati e disponibili, in pochi passaggi.

Algoritmo LinkedIn 2025

A prescindere dal formato e dalla categoria di contenuto utilizzato (testo + link, testo + foto, news, testimonianze dirette, post celebrativi per risultati raggiunti, ecc.), per crescere organicamente su LinkedIn e costruire connessioni significative e durature, bisogna stare attenti a non provare ad ingannare l’algoritmo. Nel 2025, l’algoritmo di LinkedIn valuta i contenuti in diverse fasi per determinarne la visibilità. La prima è il filtro qualità. I post vengono immediatamente classificati come spam, come post di bassa qualità o di alta qualità.

Segue il test legato alle interazioni. L’algoritmo mostra inizialmente il tuo post ad un piccolo campione della tua audience per misurarne i livelli di engagement. Se un post ottiene un forte engagement entro la prima ora dalla pubblicazione del post, LinkedIn lo spinge verso le connessioni di secondo e terzo grado. Infine, LinkedIn dà priorità ai post di persone e ad argomenti con cui interagisci più spesso. Per non farti etichettare come spam, non esagerare con le emoji e non usare contenuti copia-incolla acchiappa-like.

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