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Social network e diritto di manifestare il proprio pensiero: quali sono i limiti?

Nei contenuti prodotti dagli influencer vari, è facile imbattersi in argomentazioni inerenti temi di attualità e riguardanti personaggi politicamente esposti, noti al pubblico o comunque conosciuti nelle varie piattaforme. Ebbene, quali sono i limiti che i creators incontrano nell’esposizione delle proprie idee, anche di segno negativo, con riferimento a terzi soggetti destinatari del commento stesso?

Manifestare il proprio pensiero, cosa dice la legge

Prima di affrontare il tema è obbligatorio fermare alcuni concetti chiave. Il nostro ordinamento contempla il diritto di ciascuno di manifestare liberamente il proprio pensiero (art. 21 Cost.), con ogni mezzo e strumento, ivi incluso anche il web e i social network.

La manifestazione del proprio pensiero viene poi ad essere graduata in base alla finalità della divulgazione stessa, vale a dire, se lo scopo è quello di informare in maniera veritiera la platea intorno ad eventi accaduti, avremo il diritto di cronaca. Qualora si voglia manifestare la propria opinione, anche con linguaggio colorito e pungente, purché nel rispetto dell’integrità morale del destinatario, ci si imbatterà nel diritto di critica.

Qualora invece si voglia caricare, accentuando e alterando i tratti morali, personali, somatici e comportamentali del destinatario, avremo il diritto di satira.

Iphone con cartella delle app social

I limiti alla manifestazione del proprio pensiero

Delineati i tratti di queste categorie, si evidenzia che, se il diritto di cronaca incontra il solo limite della veridicità di quanto sostenuto, qualora ci si spinga a voler formulare una critica, anche pubblicamente e nei confronti di un determinato soggetto, questa ben potrà risultare lesiva della reputazione altrui. Purché la stessa appaia strumentalmente collegata alla manifestazione di un dissenso ragionato e non si riduca ad una mera aggressione gratuita dell’onore e della reputazione altrui.

Il diritto di satira invece, che sfugge evidentemente al principio di veridicità, incontra come limite tanto quello della continenza quanto quello della funzionalità delle espressioni rispetto allo scopo di denuncia sociale/politica perseguito.

Tre amiche si divertono e si scattano un selfie insieme

Cosa succede se i limiti non sono rispettati

Qualora si superino le soglie limite individuate in precedenza – e si ricorda il caso di una nota giornalista televisiva definita “pappona” da una trasmissione satirica la quale, nel caso di specie, oltrepassava i limiti del diritto di satira considerato che l’espressione usata appariva gratuita e volgare ma soprattutto non necessaria al contesto polemico-satiro in cui veniva adottata – è evidente, come avvenuto nel caso ricordato, che il soggetto destinatario del contenuto diffamatorio e offensivo ben potrà agire al fine di vedersi riconosciuto il proprio risarcimento del danno non patrimoniale patito a seguito della lesione subita.

Lesione che, si ribadisce, può realizzarsi anche mediante pubblicazioni su siti web, piattaforme e social network.

In collaborazione con Assoinfluencer

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