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Svolta per Facebook, Instagram e Threads: meno fact-checking, più politica nei feed di Meta

Tra gli annunci di inizio 2025 che di certo non sono passati inosservati c’è senza dubbio quello di Mark Zuckerberg, founder e CEO di Meta, parent company di Facebook, Instagram, Threads e WhatsApp.

Meta, dal fact-checking alle community notes

Meta ha infatti annunciato la fine del suo collaudato programma di fact-checking, istituito per limitare la diffusione di fake news e disinformazione sulle sue piattaforme social. Questo annuncio è stato subito interpretato dagli esperti come un chiaro segnale di riposizionamento in vista della presidenza Trump. Come? Puntando sulla libertà di espressione online senza restrizioni, la stessa libertà di espressione (free speech) di cui da tempo si fa paladino Elon Musk su X.

Meta, dunque, ora consentirà una più ampia libertà di parola, facendo affidamento sui propri utenti per correggere i post falsi o imprecisi e adotterà un approccio più “personalizzato” verso i contenuti politici. “È tempo di tornare alle nostre radici in materia di libertà di espressione – ha dichiarato Zuckerberg in un video messaggio in cui annunciava questo cambiamento così rilevante -. Il sistema di verifica dei fatti dell’azienda – ha poi aggiunto – è arrivato ad un punto in cui ci sono troppi errori e troppa censura”.

Cosa sono le Community Notes di X e Meta

Sulle piattaforme Meta, dunque, si passa da un più tradizionale fact-checking alle Community Notes già sperimentate con un certo successo su X/Twitter. Come funzionano le Community Notes di X che Facebook, Instagram e Threads intendono replicare? Non si tratta, in teoria, di una autogestione anarchica delle informazioni. Il sistema è leggermente più complesso.

Non tutti gli utenti, infatti, possono scrivere una nota sotto un post considerato “sensibile”. Bisogna essere iscritti al programma. Per essere accettati è necessario rispettare alcuni requisiti. I principali sono: essere utenti di X da almeno 6 mesi con un regolare account, non avere violato nessuna norma negli ultimi tempi, aver verificato il proprio profilo tramite un numero di telefono. Le Community Notes di X si basano su alcuni “valori” condivisi. Ad esempio, contribuire alla formazione della conoscenza in tempo reale, aiutare anche gli utenti che non sono d’accordo con noi, essere in buona fede.

Come partecipare al fact-checking comunitario

Una volta accettato come membro del programma, l’utente in questione può proporre una nota che smentisce o che aggiunge contesto ad un post. A quel punto, gli altri utenti del programma possono votare quali – tra tutte le note proposte – possono essere mostrate a corredo del post. In realtà l’ultima parola spetta ad un algoritmo, in grado di valutare il consenso ricevuto da utenti che in passato hanno votato su posizioni anche molto differenti.

In sintesi, più una nota riesce a mettere d’accordo persone con opinioni diverse, eliminando o comunque smussando i bias, maggiori sono le probabilità che venga scelta per accompagnare il post controverso. Si tratta di uno strumento pensato per evitare che la polarizzazione abbia la meglio sull’informazione. Un principio non sempre facile da applicare nella realtà.

Un brusco cambiamento

Si tratta, comunque, di una brusca inversione di tendenza rispetto alle dichiarazioni del 2023 in cui si delineava, nell’ecosistema Meta, l’obiettivo di creare “un luogo meno arrabbiato per le conversazioni”. Con questo nuovo approccio del colosso social alla moderazione dei contenuti, si assisterà ad un cambiamento importante. Fino allo scorso anno, gli utenti potevano scegliere di visualizzare o meno, nel proprio feed, i suggerimenti di contenuti considerati politici.

Da oggi verranno attivate delle “raccomandazioni” e un’impostazione di controllo dei contenuti con le opzioni “meno”, “standard” (impostazione predefinita) e “di più”. Questo cambiamento non riguarda solo i contenuti riguardanti la politica. Meta ha infatti dichiarato di voler eliminare una serie di restrizioni, presenti in passato, su altri argomenti sensibili come immigrazione e identità di genere (LGBTQ), contestualmente alla graduale reintroduzione dei contenuti politici, nei feed utente su Facebook, Instagram e Threads, anche in questo caso con un approccio più personalizzato.

Meta, dal fact-checking al rischio disinformazione

Questa svolta nel fact-checking ha sollevato non poche preoccupazioni. Alcuni esperti di politiche social e di salute pubblica temono – per ora negli USA – che possa avere come conseguenza la diffusione di fake news e disinformazione su argomenti importanti come medicina e scienza.

“Ci sarà un aumento di tutti i tipi di disinformazione, dalla salute all’incitamento all’odio – ha dichiarato ad ABC News Megan Squire, Vicedirettrice per l’analisi dei dati e l’intelligence open source presso il Southern Poverty Law Center -. La salute dovrebbe essere un tema non partigiano, mentre vediamo sempre più persone che cercano di sfruttare la disinformazione in campo sanitario, in particolare per fini politici, ed è un vero peccato”.

In casa Meta, va comunque detto, si è comunque pronti ad un dietro-front se questo nuovo approccio alle verifiche dei fatti basato sulle Community Notes non dovesse funzionare. “Questi cambiamenti rappresentano un tentativo di tornare all’impegno per la libertà di espressione – si legge in una nota ufficiale dell’azienda -. Ciò significa essere vigili sull’impatto che le nostre politiche e i nostri sistemi hanno sulla capacità delle persone di far sentire la propria voce, avendo l’umiltà di cambiare il nostro approccio in caso di errore”.

Il fact-checking di Meta in Australia

Se quanto appena detto vale soprattutto per gli Stati Uniti, un discorso a parte merita l’Australia. Un’agenzia di stampa australiana che ha collaborato come partner di Meta per il tradizionale fact-checking continuerà infatti a sottoporre a verifica i contenuti per almeno un altro anno, nonostante l’annuncio dell’azienda di voler chiudere il programma.

In base al vecchio sistema di fact-checking di Meta, le agenzie stampa erano autorizzate ad esaminare i post sui social media di Meta ed erano pagate per pubblicare le verifiche sui contenuti. Meta avrebbe quindi utilizzato questi controlli per limitare la portata dei contenuti ritenuti errati o fuorvianti. Zuckerberg ha però affermato che alcuni fact-checker erano “di parte”, mentre i recenti cambiamenti sono volti ad aumentare la libertà di espressione sulle sue piattaforme.

Visto che il nuovo sistema di controllo è partito propri dagli USA, i partner americani di Meta sono stati – almeno all’apparenza – colti di sorpresa. Anche i partner australiani di Meta per il fact-checking sono stati lasciati all’oscuro della decisione, ma almeno uno di loro continuerà a lavorare per Meta fino al 2026. Si tratta dell’Australian Associated Press’ fact-checking unit, AAP FactCheck, agenzia sotto contratto con Meta fino al 2026 e che vanta collaborazioni anche con Google e TikTok.

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