In Italia, quando si parla di app per la messaggistica istantanea, si fa riferimento soprattutto a WhatsApp e a Telegram. Da diverse settimane, però, si parla molto anche di Signal, una app che in Italia non tutti conoscono.
Perché si parla tanto di Signal?
Signal è argomento di attualità – politica e tech – per il cosiddetto “caso Goldberg”. Sembra la trama di un thriller politico, in realtà si è trattato di un incidente dettato – a quanto pare – dalla fretta e dai suggerimenti automatici di iOS. Ecco cosa è successo: l’amministrazione Trump ha rivelato per errore i piani di guerra in Yemen ad un giornalista, inserendolo per caso in una chat di gruppo riservata, usando proprio l’app Signal. Il destinatario accidentale è Jeffrey Goldberg, editor in chief dell’autorevole magazine The Atlantic. Goldberg si è così ritrovato tra i partecipanti di questa conversazione top secret che avrebbe dovuto riguardare solo alti funzionari del governo americano, tra cui il vicepresidente JD Vance, il segretario di Stato Marco Rubio e altri sedici membri.
Lo strumento giusto nel momento sbagliato
In seguito ad un’indagine interna, poi, l’Information Technology Office della Casa Bianca avrebbe scoperto perché il giornalista Jeffrey Goldberg è finito in questa chat di gruppo creata per discutere degli attacchi aerei contro gli Houthi in Yemen. La colpa sarebbe dunque delle funzionalità di suggerimento automatico di iOS, probabilmente non usata con la giusta calma ed attenzione.
Il numero di telefono del giornalista Goldberg, infatti, era stato precedentemente salvato prima da Brian Hughes, portavoce del consigliere per la sicurezza nazionale Michael Waltz, e poi dallo stesso Waltz. Quest’ultimo, al momento di individuare su Signal i destinatari della chat militare segreta, avrebbe infine selezionato – per errore – Goldberg al posto di Hughes, usando la funzionalità di suggerimento automatico di iOS. Questo incidente ha riacceso i riflettori su diverse questioni legate alla sicurezza informatica, tra cui l’uso di strumenti non ufficiali, come Signal e Gmail, per l’invio di comunicazioni governative riservate.
Come usare Signal
Signal, se usata correttamente, è in realtà una app che garantisce un elevato livello di sicurezza e di privacy. Ecco perché è tornata alla ribalta come valida alternativa a Telegram e a WhatsApp. “Tutto ciò che ricevi e invii – si legge nella descrizione ufficiale di questo tool gratuito – è protetto con la crittografia end-to-end”.
Messaggi temporanei, chiamate audio e video (anche di gruppo con supporto fino a 50 persone), stories che scompaiono dopo 24 ore, chat di gruppo nelle quali inserire fino a 1000 persone, possibilità di creare un nome utente opzionale per chattare senza dover condividere il proprio numero di telefono. E ancora: protocollo open source e minima raccolta dati. Sono questi ed altri i plus di Signal, gestito dall’omonima organizzazione no-profit indipendente, che potrai scaricare e configurare sul tuo telefono in pochi passaggi, così come si fa con WhatsApp e Telegram.

Le funzionalità principali di Signal
Una volta impostato il profilo con il tuo numero di telefono, scegli un pin per proteggere il tuo account. Potrai subito inviare messaggi ed effettuare telefonate audio e video. Per quanto riguarda i messaggi, potrai personalizzarli ed arricchirli con GIF, sticker, foto ed altro. Ricco anche il menu per la formattazione del testo. Potrai accedere a questa funzionalità sia attraverso il menu dell’app che con le scorciatoie da tastiera.
Con Ctrl B, ad esempio, otterrai il grassetto, con Ctrl I il corsivo, mentre con Ctrl Maiusc X avrai il testo barrato. Numerose sono le funzionalità avanzate, come i messaggi a scomparsa personalizzabili: dovrai semplicemente impostare un timer per la loro autodistruzione. Privacy e sicurezza ancora una volta in primo piano, poi, con la possibilità di sfocare i volti nelle foto o usare l’impronta digitale (o il pin) per disattivare il blocco schermo e accedere all’app. Non sono previste inserzioni pubblicitarie né tracciamento.
Privacy e personalizzazione
L’attenzione alla privacy, in aggiunta, passa anche attraverso altri dettagli. Nel caso di Signal, ad esempio, potrai cambiare l’icona dell’app sul tuo telefono e, volendo, anche nascondere il nome dell’app, per il massimo della riservatezza. Dovrai semplicemente andare nelle Impostazioni di Signal e poi fare tap su Aspetto e Icona dell’app. Scegli l’icona che preferisci fra quelle presenti e poi, eventualmente, sposta l’app nella parte inferiore dello schermo.
Infine, per quanto riguarda la possibilità di modificare i messaggi, potrai editare qualsiasi testo fino a 10 volte, entro 24 ore – però – dal momento in cui l’hai inviato. Esiste solo un’eccezione a questa regola. Per i messaggi inviati nella chat Note personali, infatti, rimane il limite di 10 modifiche, ma potrai modificarli quando vuoi senza limiti di tempo. Per visualizzare la cronologia delle modifiche apportate ad un singolo messaggio, tocca su Modificato nel riquadro del messaggio. In alternativa, vai su Dettagli del messaggio.
Quale app scegliere tra WhatsApp, Telegram e Signal?
A questo punto – probabilmente – ti sarai chiesto quale app di messaggistica istantanea convenga scegliere tra WhatsApp, Telegram e Signal. La risposta, come spesso accade, è: dipende. WhatsApp è senza dubbio l’app più pop e conosciuta nel mondo. Fa parte dell’ecosistema Meta, prevede crittografia ma è comunque prevista la raccolta dati per migliorare il servizio offerto. Gli utenti possono però controllare le impostazioni sulla privacy per limitare la raccolta e l’uso dei dati.
Telegram ha puntato fin dal proprio lancio su privacy e sicurezza, soprattutto per le chat segrete. Nel tempo l’app si è fatta apprezzare per le numerose funzionalità avanzate a cui è possibile accedere tramite abbonamento. Telegram si è inoltre imposto come strumento utile in chiave broadcast, ad esempio per content creator e aziende che hanno necessità di comunicare con migliaia di persone contemporaneamente. Prendiamo ad esempio i gruppi.
Su WhatsApp è possibile inserire fino a 1024 persone in un singolo gruppo, su Signal al massimo mille, mentre su Telegram è possibile arrivare fino a 200.000 membri. Una differenza del genere, in alcuni ambiti, può fare la differenza. Signal, infine, in Italia non ha ancora lo stesso livello di popolarità di WhatsApp e Telegram, fattore che per le persone meno esperte in tecnologia potrebbe rappresentare un ostacolo iniziale. Tuttavia, può essere la scelta migliore per chi cerca massima privacy e sicurezza. La crittografia end-to-end è sempre attiva, l’interfaccia è semplice e focalizzata sulla comunicazione sicura.