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Presto un’età minima per l’uso dei social media?

Gli effetti dei social media sui più giovani: un argomento sempre di grande attualità. Da anni, ormai, si parla della possibilità di introdurre, attraverso provvedimenti legislativi che possono variare da Paese a Paese, un obbligo relativo all’età minima necessaria per iscriversi alle più popolari piattaforme social.

Età minima per iscriversi a Facebook

Ad oggi, ad esempio, per iscriversi a Facebook è necessario avere almeno 13 anni. Facebook utilizza diversi metodi per verificare l’età degli iscritti e assicurarsi che abbiano – appunto – 13 anni:

  1. Data di nascita: al momento della registrazione, agli utenti viene chiesto di inserire la propria data di nascita. Questo è il primo filtro per impedire ai minori di 13 anni di creare un account senza l’autorizzazione dei genitori.
  2. Segnali discordanti: successivamente Meta monitora i profili per individuare eventuali discrepanze. Ad esempio, se un utente cambia la data di nascita dopo aver creato il profilo o se ha amici (soprattutto adulti) e interessi che non corrispondono all’età dichiarata, potrebbe essere richiesto di fornire ulteriori prove.
  3. Verifica dei documenti: in alcuni casi, Facebook può richiedere agli utenti “sotto osservazione” di fornire un documento d’identità per confermare l’età dichiarata.
  4. Tecnologia di riconoscimento facciale: Facebook utilizza anche servizi di verifica dell’età basati su intelligenza artificiale, come Yoti, che analizzano i tratti del viso per stimare l’età degli utenti.
ragazzi seduti per terra che guardano il telefono

Come segnalare un utente di età inferiore ai 13 anni su Facebook

Nella sezione help/supporto di Facebook, inoltre, viene spiegato come agire per segnalare la violazione di questo requisito da parte di un utente specifico. Se ad esempio un genitore scopre che il/la figlio/a ha creato un account su Facebook senza avere l’età minima richiesta, può accedere al modulo per eliminare il suo account.

Se, più in generale, qualcuno vuole segnalare un account (di persona anche diversa da figli o altri parenti) che appartiene a qualcuno di età inferiore ai 13 anni, Facebook consente di procedere attraverso la compilazione di un altro modulo. Meta specifica che verranno eliminati immediatamente gli account di minori di 13 anni segnalati attraverso il form in questione. Tutto ciò per garantire la conformità alle Condizioni d’uso di Facebook, che tutti devono rispettare, al fine di promuovere un ambiente sicuro per tutti, in particolare per i più giovani.

Controllo dell’età minima su TikTok

Altre piattaforme prevedono meccanismi di controllo simili per l’età minima richiesta. Anche per TikTok, ad esempio, è 13 anni. In questo caso, il social network passa al setaccio i contenuti pubblicati dal nuovo account, verificando che ci sia coerenza rispetto all’età dichiarata. Ciò avviene attraverso l’analisi dei video, dei commenti, l’uso del riconoscimento facciale e anche in seguito ad eventuali segnalazioni di altri utenti.

Se vengono individuate delle anomalie, quindi se c’è il sospetto che il nuovo account appartenga a una persona con meno di 13 anni, viene richiesto l’invio di un documento d’identità, l’uso di una carta di credito o un selfie con un genitore (o tutore legale). Se la verifica va a buon fine, quindi se la persona in questione ha effettivamente meno di 13 anni, l’account viene prima sospeso e poi chiuso definitivamente. Un meccanismo che ha funzionato. Solo nell’ultimo trimestre del 2023, la piattaforma ha rimosso quasi 20 milioni di nuovi iscritti nel mondo proprio per il mancato rispetto dell’età minima richiesta.

Va però detto che la piattaforma offre un intervallo di tempo variabile – che va dai 23 giorni negli USA ai 180 giorni in Europa – dalla data in cui l’account sospetto viene bloccato, per presentare un ricorso e scaricare i propri dati. Se il ricorso viene approvato, l’account viene sbloccato e i dati non verranno eliminati.

Età minima social media: la proposta in Australia

L’elenco potrebbe proseguire con i meccanismi di verifica previsti da altri strumenti molto usati, come i prodotti Google. Sono ancora molti, tuttavia, gli utenti giovanissimi che, con un po’ di astuzia e di prudenza, riescono ad aggirare i requisiti relativi all’età minima sulle varie piattaforme. Per questo, a più riprese, il dibattito si riaccende, soprattutto dopo i casi di cronaca più eclatanti che hanno come protagonisti i teenager.

Nelle ultime settimane, ad esempio, ha fatto notizia la presa di posizione del primo ministro australiano Anthony Albanese. Il governo australiano sta infatti pensando di introdurre – per via legislativa – un’età minima per l’uso dei social network più amati come TikTok, Facebook e Instagram. Questo limite potrebbe essere fissato tra i 14 e i 16 anni.

“Voglio che i ragazzi si allontanino dai loro smartphone e vadano a giocare a calcio, in piscina e sui campi da tennis – ha dichiarato Albanese alla stampa australiana -. Vogliamo che facciano esperienze reali con persone reali, perché sappiamo che i social media possono causare danni”. Se la restrizione annunciata entrasse in vigore, l’Australia sarebbe tra i primi Stati al mondo ad imporre un limite di età per l’accesso ai social media. I tentativi messi in campo, in passato, in Europa e in altri Paesi, purtroppo non hanno avuto molto successo, a causa delle numerose lamentele rispetto alla violazione dei diritti digitali dei minori.

Social media pericolosi come alcol e sigarette

Non è tutto. In tema di effetti dannosi dei social media sui minori, 42 Stati americani, tra cui quelli di New York, California, Colorado, Kentucky, Mississippi e New Jersey, hanno chiesto l’introduzione di un’etichetta che indichi i social media come “pericolosi”, come se fossero alcol o sigarette. Inoltre, dopo la proposta relativa all’introduzione per via legislativa dell’età minima per avere un account, il parlamento australiano potrebbe approvare anche una legge contro i contenuti falsi che circolano sulle piattaforme social, con l’introduzione di multe fino al 5% dei ricavi globali delle aziende non rispetteranno il provvedimento.

La normativa, più nello specifico, ha l’obiettivo di garantire elezioni federali trasparenti (previste nel 2025) ma anche quello di prevenire problemi sulla salute mentale dei cittadini australiani, con la circolazione di hate speech e fake news. “La disinformazione e – più in generale – la cattiva informazione rappresentano una seria minaccia per la sicurezza e il benessere degli australiani, nonché per la nostra democrazia, società ed economia”, ha dichiarato nelle scorse settimane – in una nota – il ministro australiano delle Comunicazioni Michelle Rowland.

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