Se c’è chi ancora pensa che quello dei content creator non sia una vera professione è ora che apra gli occhi. Come riportato da Open, il mercato di queste figure del mondo digitale è pari a 280 milioni di euro e sono coinvolte circa 350.000 persone solo in Italia. Nel mondo, invece, le cifre salgono a ben 14 miliardi, un valore triplicato negli ultimi 5 anni.
Non a caso, più della metà delle aziende italiane sta investendo in campagne di influencer marketing, consapevoli del valore (e ricavi) portato da influencer e content creator.
In questo contesto nasce Assoinfluencer: la prima associazione italiana di categoria a essere inserita nell’elenco delle professionali del ministero dello Sviluppo economico con un obiettivo ben preciso: rappresentare e tutelare gli interessi di nuove figure professionali quali influencer e content creator.
Abbiamo intervistato Jacopo Ierussi, presidente e fondatore dell’Associazione, per farci raccontare chi è e cosa fa Assoinfluencer
L’intervista
Caro Jacopo, raccontaci come è nata l’idea e l’esigenza di istituire un’associazione dedicata ai content creator.
L’esigenza già esisteva, noi ci siamo limitati ad intercettarla. Doveva essere soltanto un progetto accademico nato da un momento di ispirazione condiviso con la collega Valentina Salonia, co-founder di Assoinfluencer, invece, parlando con le persone che lavorano nel settore, ci siamo resi conto che era forte il sentimento nella categoria di avere una voce comune. Da qui l’idea di trasformare la teoria in pratica.
Quali sono gli obiettivi primari che Assoinfluencer si pone?
La creazione di un codice ATECO dedicato per il mondo dei creator così da rendere più chiari e semplici gli adempimenti fiscali. Promuovere la tutela dell’immagine degli influencer con azioni di raccordo realizzate con agency, network, etc. Investire sulla formazione, oggi possiamo già rilasciare attestazioni professionali a norma di legge, ma vogliamo raggiungere un livello di rango universitario. Formazione, per inciso, rivolta tanto ai creator quanto alle aziende che hanno ancora bisogno di studiare a fondo questo mondo. E ci sarebbe molto altro da dire…ma non voglio diventare prolisso e preferisco i fatti alle parole.
Quali sono i servizi che offrite ai content creator? Sono standard oppure tailor made per ogni professionista?
Entrambe le cose. Abbiamo davvero numerosi servizi e scontistiche che possiamo offrire ai nostri tesserati grazie a Confcommercio, coprendo dall’automotive e trasporti sino all’energia e tecnologia. Abbiamo anche delle nostre partnership, taylor made, che puntiamo ad incrementare sempre di più con un occhio attento rivolto alla Green Economy.

Come è strutturato il vostro team per accompagnare i creator nella tutela e difesa della loro professione? Ovvero da quali figure professionali è composto?
Ci sono giuristi, esperti di reti associative, giornalisti, marketers… Insomma un team a tutto tondo. Abbiamo un bel bilanciamento lato gender e un’età media di 35 anni.
Avete da poco avviato una campagna di tesseramento, come sta rispondendo il mercato?
Abbiamo avuto numerosi contatti e feedback molto positivi da micro e anche macro influencer. Sinceramente non ce lo aspettavamo.
Esiste un’associazione similare alla vostra all’estero?
L’American Influencer Council è l’unica altrettanto attiva, poi poco o niente. È una di quelle occasioni in cui l’Italia può definirsi all’avanguardia sul piano internazionale.
Ci sono secondo voi delle differenze sostanziali tra il mercato dell’influencer marketing italiano e quello straniero? Se sì quali?
Direi i numeri, ma i nostri stanno crescendo in maniera consistente.