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Top Voice Lavoro su LinkedIn: Emanuela Spernazzati si racconta

Emanuela Spernazzati è una delle Top Voice Lavoro su Linkedin. Lavora da sempre nelle Risorse Umane, è stata Orientatrice, Recruiter e HR Manager in una multinazionale del marketing digitale da cui poi è uscita per seguire la sua strada.

Oggi lavora come libera professionista ai due lati della scrivania di un Responsabile Risorse Umane: come Career Coach aiuta chi vuole cambiare lavoro a raggiungere il suo obiettivo professionale e come HR Manager e HR Consultant aiuta le aziende ad attrarre i candidati giusti per loro.

Formatrice in area Risorse Umane, Comunicazione e Personal Branding su Linkedin, le piace condividere contenuti su questi argomenti su vari social tra cui Instagram e YouTube, ma il luogo digitale in cui si sento più a casa è Linkedin, che l’ha ricambiata premiandola con il titolo di Linkedin Top Voice Lavoro.

L’abbiamo intervistata e questo è quello che ci ha raccontato.

Emanuela, dal 2022 sei Top Voice lavoro su LinkedIn, possiamo quindi dire che LinkedIn è il tuo social di riferimento. In questi ultimi anni Linkedin è cambiato molto, e, in ottica di tematiche e linguaggio, si è “aperto” molto di più. Che ne pensi di questo cambiamento? 

Prima di tutto ti confermo che Linkedin è il mio social di riferimento e anche il mio preferito. Aggiungo che, anche se può sembrare strano, non sono una persona particolarmente social. Forse anche per questo il carattere “professionale” di Linkedin mi ha fatto sentire a mio agio.

Se parlassimo di un incontro tra persone reali direi che quello con Linkedin è stato un “appuntamento combinato”, infatti quando sono diventata HR Manager di una realtà del marketing digitale in forte crescita a livello globale ho dovuto affidarmi a Linkedin, il social del Business, per la ricerca di personale.

Questo è stato un vero salto nel buio per me, perché ho dovuto avvicinarmi a un social a me sconosciuto e ancora piuttosto nuovo senza margini d’errore, in quanto da Responsabile Risorse Umane rappresentavo l’immagine dell’azienda stessa.

La familiarità con questa piattaforma si è rivelata estremamente preziosa in seguito, quando ho deciso di intraprendere la carriera di libera professionista. Sono infatti riuscita a costruire rapidamente una solida base di clienti grazie al Personal Brand costruito, appunto, su Linkedin.

Ancora oggi i mei clienti arrivano a me esclusivamente tramite i contenuti che condivido, e sicuramente la nomina a Top Voice ha contribuito a consolidare la mia credibilità.

Tornando alla tua domanda, posso sicuramente affermare che Linkedin è cambiato considerevolmente nel tempo. Il Linkedin che ho conosciuto oltre 12 anni fa era un social serioso, frequentato principalmente da persone in cerca di opportunità lavorative o di clienti, propense a discutere esclusivamente di argomenti legati al lavoro. Oggi le cose sono profusamente diverse.

Linkedin si è trasformato in una piazza virtuale in cui convergono professionisti di svariati settori, e sebbene le conversazioni ruotino ancora principalmente attorno al lavoro, non ci si limita più a questo. Esprimere opinioni su tematiche diverse e condividere esperienze personali non è più considerato un tabù. Diciamo che si vede portare spesso l’aspetto “personale” su Linkedin, che però rimane ben distinto da quello “privato”. E il carattere “business” di questa piattaforma conserva ancora una forte rilevanza. Aggiungo inoltre che la Redazione di Linkedin negli ultimi anni è sempre più attenta a coinvolgere gli utenti tramite rubriche e iniziative varie.

Anche il mondo del lavoro, come Linkedin, è cambiato molto soprattutto dopo il Covid. I lavoratori stessi sono cambiati e sono emerse nuove esigenze. Quali sono le domande più frequenti che ti pongono i tuoi follower?

Da quanto posso rilevare dalla mia prospettiva, quella di HR Manager e Consulente di Carriera, posso confermare che si è verificato un significativo cambiamento. Il post covid è stato caratterizzato inizialmente da un senso di smarrimento e successivamente da un forte desiderio di capire se stavamo occupando “il posto giusto nel mondo” sia dal punto di vista personale che professionale.

Ricevo numerose richieste di career coaching da persone che affermano di non essere più soddisfatte di lavori che, per altro, sono spesso sicuri e ben pagati. Pare che le priorità siano cambiate: dalla ricerca della posizione sicura a quella della vita piena e soddisfacente. Insomma, chi non trova un senso nel lavoro che svolge ne soffre.

La maggior parte dei miei clienti sono professionisti che si trovano a metà della loro carriera, spesso occupano posizioni manageriali o di alto livello (C-Level) e si interrogano sul fatto di trovarsi nella direzione giusta o se sia il momento propizio per accettare nuove sfide, sia a livello personale che professionale.

I contenuti che produco si focalizzano principalmente sull’incontro tra candidati e aziende, un tema che rimane centrale su LinkedIn.

E le rubriche più apprezzate? 

Sono una figura un po’ particolare, sono sia HR Manager che Career Coach, di conseguenza lavoro sia a fianco delle aziende che a fianco dei candidati. Questa posizione mi consente di avere sempre due prospettive su ogni questione, e da qui scaturiscono alcune rubriche che, nonostante il tono di voce leggero, condividono contenuti anche tecnici e attraggono l’attenzione per la loro originalità.

Sto parlando di #NellaMenteDel Recruiter, dove invito i colleghi Recruiter a presentare una domanda che pongono durante i colloqui e a spiegare quali informazioni intendono raccogliere. Forniscono poi anche alcuni consigli per rispondere nel modo migliore. Voglio sottolineare che lo scopo della rubrica non è quello di imbrogliare a colloquio, bensì di avvicinare Candidati e Selezionatori. Si tratta di promuovere e facilitare il dialogo e il confronto costruttivo in modo che possano capirsi reciprocamente. Questi post, infatti, raccolgono sempre un gran numero di interazioni.

Altrettanto apprezzati sono i #ConsigliDiCarriera, in cui affronto temi come la preparazione al colloquio, la redazione del curriculum, il cambio di lavoro, la scelta di un master, la richiesta di aumento e molte altre tematiche.

Non posso tralasciare di menzionare #InFactor, forse la mia rubrica più riconoscibile. Ogni martedì mattina alle 8:30 ormai da tre anni pubblico una breve intervista in cui io e il mio collega Maurizio Fiengo presentiamo alla nostra community una persona che ha un messaggio da condividere in tema di lavoro. Può trattarsi di un personaggio famoso che racconta la sua storia o di un giovanissimo che ha un’idea da presentare, non importa, quello che conta è trasmettere con un sorriso un contenuto utile.

Abbiamo intervistato persone dello spettacolo, CEO di multinazionali, giornalisti ma anche una camionista, una gommista e un sedicenne appena arrivato su Linkedin.

Il target che si rivolge a te è piuttosto variegato in termini di età? Se sì, noti delle differenze sostanziali nell’approccio al lavoro tra le diverse generazioni? 

Poiché offro una gamma diversificata di servizi, mi trovo spesso a interagire con target differenti: ciò include giovani in cerca di lavoro, adulti che desiderano cambiare impiego, manager che richiedono servizi di coaching su questioni specifiche ma anche Recruiter che volgiono perfezionare le tecniche di selezione.

Preferisco sempre evitare le generalizzazioni, e anche in questo caso non voglio pensare che l’appartenere ad una stessa generazione renda tutti simili nell’approccio al lavoro o ad altre sfere della vita. Tuttavia ho notato, in seguito alla pandemia, una maggiore convergenza nelle aspettative che le persone nutrono verso il mondo professionale.

Intendo dire che, se in passato i “meno giovani” tendevano maggiormente ad associare la soddisfazione personale al lavoro, mentre i giovani mostravano meno questa inclinazione, oggi c’è in generale più attenzione verso se stessi, i propri bisogni e l’equilibrio tra vita privata e lavoro.

Desidero però sottolineare che questa osservazione mi deriva da un punto di osservazione molto particolare, ovvero da quella di Career Coach e di HR Manager: l’essere a stretto contatto con chi vuole trovare o cambiare lavoro potrebbe alterare la mia percezione.

Tra i contenuti che crei, le interviste sono senz’altro uno dei format tra i più amati. Raccontaci come nascono e come selezioni gli interlocutori. 

Hai assolutamente ragione. Anche se l’algoritmo di LinkedIn sembra non prediligere i video, nella realtà il mio pubblico li attende con interesse ogni martedì mattina. Sulla base di questo mio esempio e di molti altri, invito sempre chi si rivolge a me per costruire il suo Personal Brand su Linkedin a scrivere non solamente pensando alle preferenze dell’algoritmo ma anche e soprattutto per coinvolgere le persone. Del resto, sono le interazioni dei lettori a portare buoni risultati su Linkedin.

L’obiettivo di #InFactor, come menzionavo precedentemente, è trasmettere in modo leggero contenuti interessanti relativi al lavoro. Gli ospiti arrivano dai miei incontri sulla piattaforma e la richiesta che rivolgo loro è di essere spontanei e generosi durante questa breve intervista (per motivi tecnici legati all’algoritmo la durata è di 13 minuti). Li incoraggio inoltre a sempre lasciare un dono per coloro che ascoltano: può essere un suggerimento, un consiglio, uno strumento o, perché no, anche una domanda su cui riflettere.

E tu, hai sempre sognato di fare questo lavoro?

Sono cresciuta in una famiglia in cui le persone trovavano grande realizzazione attraverso il lavoro: non ho mai sentito nessuno dei miei cari alzarsi nei giorni infrasettimanali augurandosi che fosse domenica. È stata un’esperienza che mi ha dato un punto di vista particolare, in effetti. Altro aspetto curioso è il fatto che la mia famiglia fosse composta da pochi uomini e da molte donne sole. Parlo di zie e nonne che hanno svolto per tutta la vita un lavoro che amavano. Di conseguenza, da bambina, per me il lavoro rappresentava un traguardo, un’opportunità per realizzarmi anche da quel punto di vista.

Cosa sognavo? Inizialmente, non ero certo originale, poiché desideravo diventare una maestra. Tuttavia, ricordo distintamente di aver anche sognato di essere Giulie, la direttrice di crociera di Love Boat, oppure Farrah Fawcett delle Charlie’s Angels, e persino una cassiera al supermercato vicino a casa.

Curiosamente, se si allineano tutte queste figure, si giunge a ciò che sono ora: guido le persone nell’ottenimento dei loro obiettivi professionali, le accompagno in un viaggio di auto-esplorazione e indagine del mercato, insegno loro i segreti del Personal Brand su Linkedin e scrivo anche molto al computer, il che mi ricorda un po’ le cassiere del supermercato che inserivano manualmente i prezzi. Questo perché non sono più giovanissima e all’epoca i codici a barre non erano ancora diffusi.

Insomma, scorgo distintamente il filo rosso che segna la direzione della mia carriera professionale e lo collega ai sogni di bambina. Questo è un esercizio che faccio spesso svolgere in career coaching.

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