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I trend stanno sostituendo gli influencer 

L’Italia è uno dei paesi più longevi. Solo in Giappone e a Hong Kong vivono persone con un’età media più alta della nostra (che è di circa 83 anni).

In Italia, in molti casi, si continua a lavorare per necessità o per passione oltre l’età pensionabile, fissata ad oggi a 67 anni.

L’età media delle persone alla conduzione degli show di intrattenimento proposti da Rai1 in questo periodo supera i 70 anni. Questo dato di fatto ci aiuta a capire, a mettere a fuoco, un problema di cui non si parla ma su cui vale la pena iniziare a riflettere.

La vita professionale degli influencer si sta accorciando

In Italia, ogni anno, si accorcia sempre di più la vita professionale dei top influencer, soggetti che passano in pochissimo tempo da una campagna al giorno a un lavoro (se va bene) al mese

meno persone seguono le stories degli influencer

Questo trend oltre ad avere un inevitabile impatto psicologico (su chi passa dall’essere, in pochi mesi, da Re Mida a un talent mediocre) ha progressivamente modificato il panorama commerciale.

Investire sui trend

Il mercato, in assenza di nomi simbolo su cui continuare a investire, per continuare a crescere deve appoggiarsi a trend, sperando sempre che abbiano una vita digital dei soggetti di cui sopra (spremuti, oltre misura, in taluni casi, dalle agenzie).

Repubblica nel week-end, per esempio, è tornata ad occuparsi degli influencer virtuali che in taluni casi hanno riescono ad ingaggiare il 30% delle loro community rispetto ai colleghi in carne e ossa. 

Deinfluencing

Ampio spazio, 2 milioni di risultati (ad oggi) su Google, in questo periodo al deinfluencing.

I deinfluencer sono influencer che decidono di fare l’opposto di quello che ci si aspetterebbe da loro. Non promuovono prodotti, ma li sconsigliano e spesso suggeriscono alternative più economiche, sostenibili o efficaci.

L’obiettivo è quello di creare una sorta di scudo per proteggere il pubblico dalle pubblicità ingannevoli e permettere loro di fare scelte consapevoli.

L’80% dei consumatori, oggi, si fida di recensioni e consigli di familiari, amici e influencer con i quali hanno una relazione riconducibile all’ambito familiare o amicale.

Come buona parte dei trend social anche il deinfluencing nasce da una case history commerciale di successo.

Case history di deinfluencing: il caso Patagonia

Secondo alcuni analisti questa attività sarebbe da ricondursi all’attività di marketing fatta da Patagonia, celebre azienda di abbigliamento, che ha sconsigliato ai propri clienti di comprare le proprie giacche.

Gli utenti non solo non hanno smesso di comprare gli abiti del brand ma hanno persino incrementato i propri investimenti sull’azienda.

A dieci anni da quella campagna Patagonia ha generato profitti per 1.5 miliardi di dollari

Ben venga ogni nuovo trend social. L’importante è aver presente che anche quello più prossimo alla beneficienza è, in realtà, un nuovo modo per fare business.

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