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Urbex: il fascino dei luoghi abbandonati che viaggia sui social media

In una città oltre ai musei e alle chiese anche i luoghi abbandonati possono suscitare interesse. Si tratta di posti che non vengono frequentati dai turisti e che non rappresentano delle mete rinomate per la loro patrimonio artistico o paesaggistico. L’esplorazione di punti abbandonati è nota come urbex (abbreviazione di urban exploration, esplorazione urbana in inglese). Sui social-media esistono creator e amministratori di gruppi che condividono foto e video di palazzi dismessi e ferrovie con l’erba sopra. In realtà l’attività di esplorazione urbana è nata prima dei social-media. Tanto che su alcuni libri di Storia e di Geografia si possono trovare tracce di posti abbandonati, così come guardando programmi in onda su History Channel o Sky Arte è possibile vedere luoghi che un tempo sono stati di teatri di avvenimenti indelebili nel tempo.

I primi urbex

Con le piattaforme video e i social-media l’urbex è diventata un’attività che visto la propria espansione. Fra i fotografi che hanno puntato sugli scenari abbandonati c’è sicuramente Tim Frawley. Di origine australiana, negli ultimi anni Tom ha fotografato vecchie rimesse di treni, pompe di benzina lasciate nelle foreste e capannoni con le porte vandalizzate e con gli utensili arrugginiti al loro interno. Spostandosi negli Stati Uniti d’America anche il fotografo Kevin Lacy ritrae posti dimenticati, con dei video sul canale YouTube The Abandoned Project e delle foto sull’omonimo account Instagram. Per girare gli ultimi video l’autore si è recato nelle Highlands scozzesi, la regione montuosa della Scozia posta a nord e ad ovest del Regno Unito. Qui ha raccontato la storia di un palazzo costruito nel 1859 che oggi versa nella solitudine, le curiosità legate a un ospedale psichiatrico ormai abbandonato e di un relitto. In tutti e tre i video Kevin Lacy si è introdotto nei luoghi e ha filmato le stanze e i percorsi. Un video che ha ottenuto successo è quello dell’esplorazione della villa di Pablo Escobar, realizzato lo scorso marzo.

Di solito gli esploratori urbani si avvalgono dell’aiuto di persone che vivono nella zona. Può succedere che a volte vengano denunciati dai proprietari perché, senza saperlo, entrano in luoghi esplorati non abbandonati, ma solo temporaneamente disabitati o lasciati incustoditi.

Il successo degli urban explorer italiani

Oggi in Italia e nel mondo esistono urbex che postano foto e video di luoghi sconosciuti. Come Urbex Squad, duo composto da Matt e Beppe, che va alla ricerca di luoghi abbandonati sia in Italia che all’estero. I video interi si possono trovare su YouTube, mentre su Instagram si vendono solo dei frammenti.

Dimore storiche

Nelle loro esplorazioni i due entrano in edifici vuoti e mostrano le stanze e gli oggetti che trovano nel loro cammino. A seconda dell’edificio riprendono anche giardini o spazi esterni. Nell’ultimo video sono entrati in una villa storica che presenta degli affreschi sul soffitto e mobili antichi. La villa si trova in condizioni quasi fatiscenti, tanto che i mobili sono pieni di polvere e il pavimento ha le mattonelle sconnesse. Malgrado lo stato di abbandono e qualche atto di vandalismo (alcuni materassi erano in giro per l’edificio), esplorando la villa i due hanno potuto vedere le usanze di un tempo, tanto che hanno trovato delle foto in bianco e nero e dei ritagli di giornale. La villa conta due piani e al pianterreno hanno ripreso altri affreschi e un cammino in marmo.

Altri luoghi dismessi

Oltre alle ville i due filmamker sono andati alla ricerca di altri luoghi remoti. Come la visita di un McDonald’s dismesso. L’edificio, che qualche anno fa ospitava il fast-food, si trova in una zona industriale. L’accesso al parcheggio (un tempo forse Mc Drive) è stato facile ma per entrare sono dovuti passare da una grata sottostante. A parte la M tipica del logo e le colonne gialle, all’interno gli unici elementi che richiamano al Mc Donald’s sono i supporti per i tavoli. Nella seconda parte i due volevano visitare altri due edifici ma hanno rinunciato a causa della pioggia. Un altro nome del movimento urbex visibile su YouTube è Cloudxplore, che conta più di 11mila iscritti.

Diversi per stile e luoghi sono i video di Urbex da terra e dal cielo, canale di Spirito in Volo, associazione composta da fotografi e registi toscani. I loro contenuti raccontano di luoghi abbandonati come fortezze, castelli e discoteche in Toscana. Rispetto ai contenuti di Urbex Squad, i loro video sono di breve durata (massimo 6 minuti e 40 secondi) con una musica che accompagna le riprese e dei testi che descrivono i vari percorsi anziché delle voci che raccontano la situazione.

L’evoluzione tecnologica e le collaborazioni degli esploratori

Dunque l’urbex è diventata un’attività condivisa da tante persone e negli ultimi anni tante case produttrici hanno fabbricato strumenti per venire incontro agli appassionati. A cominciare dalle attrezzature per le riprese, dato che gli esploratori usano diverse tipologie di videocamere come quelle che si trovano sugli smartphone o quelle che si tengono legate sulla fronte. Sempre per la realizzazione dei video in tanti usano dei fari per illuminare le stanze e programmi di montaggio. 

Dell’innovazione tecnologica gli esploratori ne hanno beneficiato non solo per la produzione dei video ma anche sull’eventuale vendita dei prodotti che hanno usato. Ad esempio sotto la descrizione dei contenuti Youtubue di The Abandonaded Project si trova un messaggio che dice che il canale potrebbe ricevere delle commissioni sull’acquisto dei prodotti collegati a dei link.

Comunque la popolarità ha dato modo agli esploratori urbani di essere intervistati o di diventare dei testimonial anche per altre campagne pubblicitarie. Di recente Matt e Beppe di Urbex Squad sono stati scelti da Amazon Video per girare un video promozionale per l’uscita della serie Citadel. I due sono stati invitati nella base di Citadel con il compito di trovare una valigia nascosta senza farsi riprendere dalle telecamere di sicurezza. Con le cuffie nelle orecchie i due si sono mossi come delle spie e alle fine sono riusciti a entrare e recuperare la valigia.

Leggi anche Turismo, il valore degli influencer e del social media marketing nei viaggi

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