Nell’ultimo anno c’è stata un’inversione di tendenza rispetto all’apice di popolarità raggiunta dagli influencer: per alcuni si è trattato di una vera crisi. Nell’ultima settimana abbiamo visto come una faccenda privata, il caso del divorzio Ferragnez, possa diventare una notizia pubblica e prima ancora lo scandalo che ha travolto Chiara Ferragni, sotto indagine per truffa aggravata nell’inchiesta avviata dalla procura di Milano riguardo al caso del pandoro ‘Pink Christmas’ prodotto dall’azienda piemontese Balocco.
Il “caso” di Julia Elle, Disperatamente mamma
Mesi fa il caso Julia Elle, nota come Disperatamente mamma. Per chi non la conoscesse Julia Elle è la celebre autrice di una pagina molto seguita dalle mamme ed è autrice di alcuni libri su bambini e genitorialità, tuttavia all’improvviso nell’ultimo anno emerge all’improvviso la (sembra) vera storia al di là della facciata raccontata sui social: una storia di cui non si conoscono gli esatti risvolti e che al momento si trova nelle mani di un tribunale. Saranno i giudici a chiarire una verità che ancora oggi appare quanto mai sfuggente e labile.
Comunicazione e fiducia
Il problema, quando si tratta di influencer, è proprio questo: la fiducia. Secondo gli esperti, complice l’avvento dell’Intelligenza Artificiale e delle nuove possibilità nell’ambito di creazione delle immagini, sarà sempre più difficile dimostrare credibilità attraverso immagini e video che invece potrebbero dimostrarsi falsi: la presenza tornerà a essere un fattore determinante.
Il silenzio è d’oro, è vero. Ma se si mette in piazza tutto di sé allora non diventa un diritto quello di sapere la verità?
Julia Elle e la decisione di togliere le immagini dei figli
Uno dei comportamenti che si generano dopo degli “errori” spesso è quello di cancellare i commenti negativi, mettere il profilo in sospensione, far passare del tempo e poi tornare, magari con una nuova linea comunicativa. Per esempio, dopo l’emergere di una verità scomoda e celata, un ex che per la prima volta prende parola su un social, dopo le interviste, i chiarimenti, i botta e risposta, Julia Elle decide di togliere dai social le immagini dei figli e tornare, a distanza di mesi, puntando su riflessioni per una condivisione e un uso consapevole del web.
Ora l’unica immagine che si ripete è la sua, serissima: sono lontani i tempi in cui ci faceva ridere con le sue gag e i pezzi di un teatro domestico esilarante, ma forse aveva già iniziato a perdere la sua vena ironica nelle immagini statiche della famigliola felice in posa, con la carta da parati da far scegliere alle follower e i sondaggi sulle feste di compleanno.
Cambiare è un segno di intelligenza, chi non cambia è perduto. Forse la cosa più difficile è cambiare riuscendo a non perdere la propria cifra stilistica, la propria verve e l’entusiasmo, ma quando si tratta di social appare estremamente labile il confine fra ciò che è autentica espressione di sé e ciò che viene fatto per piacere.
Come si fa a essere e agire davvero in libertà se l’occhio è necessariamente puntato sul numero di follower? E l’attenzione per i follower c’è, necessariamente, perché quando si tratta di influencer è da lì che vengono contatti, pubblicità, denaro e riconoscibilità: dalla riconoscibilità che ci danno gli altri.
Perdita di fatturato e di sponsor
Perdita di fatturato e di sponsor, la crisi degli influencer è fatta di questo, oltre che di fama: sì, perché non si tratta solo di pubblicità o denaro, bensì qualcosa di ben più profondo, che ha a che fare con te e con il tuo carattere.
Secondo gli psicologi il bisogno di avere importanza ed essere riconosciuti da parte dei bambini e degli adolescenti in rete si traduce con una ricerca di fama i cui effetti sono pericolosi, un fenomeno a cui dovremmo prestare più attenzione.
Nuovo modello economico
Secondo il Report Brand & Marketer dell’Osservatorio Nazionale Influencer Marketing, Onim, il fenomeno influencer e dei creator di contenuti digitali sulle piattaforme mainstream ha creato un nuovo modello economico e influenzato le relazioni personali.
Le collaborazioni con i brand e la monetizzazione dei contenuti, i consigli veicolati dalle percentuali di sconto e guadagno hanno creato nuovi mestieri e un nuovo tipo di economia, che tuttavia, si dimostrano estremamente scivolosi. Quello dell’influencer è “un lavoro autopromozionale” ha spiegato la ricercatrice Emily Hund nelle pagine del suo libro “The Influencer Industry: The Quest for Authenticity on Social Media”, dunque un lavoro non per tutti e, soprattutto, esposto alla pressione dell’immagine di sé che si vuole costruire per gli altri.
Assoinfluencer
Nel 2018 in Italia è nata l’Associazione Italiana Influencer. Assoinfluencer, nell’elenco delle associazioni professionali, si propone la tutela della professione di Creator. Ma ora la partita più difficile è quella con il pubblico, perché fra realtà scomode che emergono come iceberg e collaborazioni veicolate, credibilità e fiducia si sfaldano. Anche i follower si stancano, soprattutto quando si sentono presi in giro. Non solo, se l’occhio è puntato sull’altro basta un attimo per l’ascesa o il crollo di un influencer.
Il caso della birra
Negli Stati Uniti c’è stato il caso della birra che dopo essere stata presentata da un creator transgender ha visto crollare le vendite, complice il conservatorismo. In Italia un fenomeno simile si è verificato con un brand di abbigliamento celebre, in questo caso per una finalità etica.
Nota per le politiche di lavoro al limite dello sfruttamento, l’azienda ha offerto a un gruppo di influencer del settore un viaggio visita delle sue fabbriche, ma non sono mancate le reazioni infuocate di attivisti e follower. Del resto l’arma degli utenti della rete è proprio questa: il like insieme alla consapevole scelta del click.
Se il web diventerà un posto migliore è anche grazie a chi naviga e legge la rete. Facciamo in modo che il nostro livello di gradimento e di conoscenza sia approfondito e capace di andare oltre alla superficie e allora davvero realizzeremo un cambiamento fondamentale.
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