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Dai social al teatro: l’intervista a Filippo Caccamo, la voce dei docenti e della scuola italiana

Classe 1993, Filippo Caccamo conta oltre un milione di follower tra Instagram, Facebook, YouTube e Tik Tok. Laureato in Beni Culturali e in Storia e Critica d’Arte, nel 2017 inizia a pubblicare sui social video comici che raccontano la “vita disperata” degli studenti universitari. Da qui il boom: una serie di tour teatrali interamente sold out, le partecipazioni tv a “Eccezionale Veramente” e “Colorado”, il romanzo “Vai Tranquillo” edito Mondadori. 

Nel frattempo Filippo si laurea e, nel 2020, inizia a insegnare a scuola: un momento di svolta per la sua carriera professionale di attore e creator. Filippo oggi dà voce alla scuola italiana raccontandola in chiave comica sui social e a teatro. In questa intervista ci ha raccontato meglio il suo percorso e svelato alcune curiosità.

Hai iniziato pubblicando video comici sul mondo degli studenti universitari. Sei approdato a teatro con una serie di spettacoli, successivamente in tv, in libreria con il tuo primo romanzo e al cinema. Nel frattempo sei diventato insegnante e oggi racconti sui social, con i tuoi video, la vita “disperata” di docenti, tecnici, collaboratori scolastici e personale di segreteria. Un percorso ricco, intenso e diversificato tra web, teatro, televisione, cinema e editoria. Ma se oggi dovessi presentarti a qualcuno che non ti conosce, come ti definiresti?

Questa è una bellissima domanda! Dopo l’ultimo tour penso di potermi definire attore, innanzitutto perché è quello che ho sempre voluto fare. I social infatti, sono sempre stati per me un mezzo per arrivare al mio pubblico e portarlo a teatro.

Oggi quando incontro le persone per strada, non mi fermano più per chiedermi semplicemente una foto o dirmi che “sono un grande”, ma per raccontarmi che sono venuti a vedermi a teatro o addirittura che verranno a rivedermi. Questo mi riempie di soddisfazione, perché significa che il messaggio che ho sempre voluto trasmettere sta passando: l’importanza di portare live ciò che accade sul web.

Dall’università vista dagli studenti alla scuola vista dai docenti e dal personale scolastico: quando hai deciso di cambiare rotta e perché? Quanto ha influito il tuo percorso professionale e il passaggio effettivo da studente a insegnante?

Ho iniziato ad abbandonare gradualmente i contenuti dedicati al mondo universitario nella primavera del 2020 e ho iniziato a realizzare video sulla scuola vista dai docenti intorno al mese di settembre dello stesso anno. Sentivo di non essere più adatto a rappresentare l’università, sia perché non era più il mio mondo (non ero più uno studente, mi ero laureato e stavo per entrare nel mondo del lavoro), sia perché dal punto di vista anagrafico mi sentivo ormai lontano dagli studenti universitari e soprattutto dalle matricole, che all’epoca erano classe 2000.

Dopo circa 6 mesi di sperimentazione, con video comici sui genitori, sulle canzoni Disney e altro, ho iniziato a lavorare come docente e ho pensato quindi di pubblicare anche qualche video dedicato alla scuola, senza sapere come sarebbe andato. Il primo video è decollato, probabilmente perché c’era bisogno di un creator che parlasse di questi temi facendosi portavoce dei docenti e del personale scolastico e quindi di chi sta “dall’altra parte dell’aula”.

Il fatto di essere realmente un docente è stato fondamentale: nei miei video utilizzo spesso un linguaggio specifico, facendo riferimento a sigle e strumenti che solo chi lavora a scuola conosce. E il pubblico del web si è subito accorto di questo aspetto, riconoscendolo probabilmente come nuovo e originale.

Ad ogni modo, nel mio percorso c’è stata una “svolta” ogni tre anni: dal 2017 al 2020 mi sono dedicato al mondo dell’università vista dagli studenti, dal 2020 al 2023 a quello della scuola visto da docenti e personale scolastico, chissà cosa verrà fuori nel 2024…

Da sempre ti sei distinto riuscendo a portare i tuoi follower – e dunque il tuo “pubblico del web” – a teatro, riscuotendo un grande successo sia tra il pubblico di studenti universitari che tra quello dei docenti. Qual è stata secondo te la chiave che ti ha permesso di raggiungere questo risultato?

Penso che, in generale, la chiave sia stata quella di trasmettere fin dal primo giorno sui social un messaggio legato al teatro, perché il mio obiettivo è sempre stato ben chiaro. Dire dall’inizio, alla fine di ogni video, “ci vediamo a teatro” e raccontare che lì le persone avrebbero potuto vedere qualcosa di più completo rispetto ai video che pubblicavo sul web, è stato fondamentale.

Attualmente il mio pubblico è composto da persone adulte, colte, molto vicine al teatro: se ci vanno e si divertono, poi tornano. Ed è quello che sta succedendo: molti docenti che mi seguono sul web lo fanno anche fisicamente, venendo a vedere lo spettacolo più volte. Se in prima battuta il forte messaggio di vicinanza con il teatro è stato la chiave per portare il pubblico del web nei miei live in tutta Italia, lo step successivo è stato quello di avere uno spettacolo buono e valido per rafforzare il legame con la mia community. Come dico sempre alla fine dei miei spettacoli: siamo il collegio docenti più bello e grande d’Italia!

Mai Una Laurea, Apprendista con Esperienza e Tel Chi Filippo: 3 spettacoli con obiettivi e target diversi. Ce li racconti?

Mai una Laurea è stata una bellissima esperienza, lo definirei un tentativo ben riuscito.

È stato il mio primo spettacolo a teatro, l’inizio di tutto, un salto nel vuoto che mi ha fatto capire che c’era margine per lavorare in questa direzione e mi ha dato la carica per continuare.

Apprendista con esperienza, purtroppo, ha avuto una sola data perché poco dopo è scoppiato il covid e sappiamo bene quello che è successo. Lo definirei quindi un traghettatore.

A Tel Chi Filippo sono arrivato invece con una consapevolezza diversa. Siamo alla centoventesima replica, è il tour teatrale con più date che abbia mai fatto e sono davvero felice perché al momento sto vivendo di questo. Uno spettacolo che ha avuto una vita più che dignitosa e che avrà vita almeno fino al 31 dicembre 2023.

In parallelo alla carriera da attore, porti avanti quella di creator e spesso collabori con alcune aziende. In che modo le selezioni, considerando il tuo target così specifico?

In questi anni ho avuto il piacere di collaborare con tantissime aziende e di creare una serie infinita di contenuti, ho praticamente perso il conto. Ora, in concomitanza con il tour di Tel Chi Filippo, ho rallentato il lavoro su questo piano perché il teatro mi porta via la maggior parte del tempo.

Lavorare con le aziende sui social mi ha dato tantissimo, mi sono sempre divertito nonostante le difficoltà che fanno parte di questo lavoro. Da quando ho iniziato a parlare a un pubblico diverso, non più di studenti universitari, ogni volta che ricevo una richiesta di collaborazione o entro in contatto con un’azienda mi pongo questa domanda: “questa collaborazione potrebbe essere di valore per il mio pubblico?”. L’aspetto fondamentale per me è lavorare con aziende che siano il più vicino possibile al target di docenti e personale scolastico che mi segue.

Nell’ultimo periodo infatti, ho rifiutato diverse collaborazioni perché le reputavo poco in linea con il mio pubblico, nonostante si trattasse di aziende di un certo calibro e di cui riconosco il valore. A mio avviso è fondamentale mettersi nei panni del proprio pubblico, comprendere le loro esigenze e i loro interessi per portare avanti uno storytelling coerente e rilevante, soprattutto quando si tratta di contenuti brandizzati.

Qual è secondo te il “segreto” per realizzare dei contenuti brandizzati di successo?

Mai perdere l’autenticità. Può sembrare banale, ma è questa la chiave.

È sicuramente importante valorizzare il brand con cui si collabora, ma è altrettanto importante essere se stessi, senza snaturarsi.

La creatività, l’idea del creator è fondamentale per realizzare un contenuto brandizzato di successo. Le aziende che scelgono un creator devono dargli fiducia: il creator conosce bene il suo pubblico e conosce le modalità più efficaci per trasmettere uno specifico messaggio. Talvolta è necessario trovare un compromesso con l’azienda con cui si collabora, fa parte del nostro lavoro, ma le troppe imposizioni vanno spesso a discapito non solo del creator, ma anche e soprattutto dei brand.

Che ruolo hanno per te i social oggi? È cambiato qualcosa rispetto ai primi anni della tua carriera?

All’inizio della mia carriera utilizzavo moltissimo YouTube. Mi ero prefissato l’obiettivo dei 100.000 iscritti al canale, l’ho raggiunto e sono felice di aver ricevuto la targa a casa.

Oggi utilizzo in particolare Instagram e Tik Tok, ma credo che la differenza fondamentale sia tra chi utilizza i social come fine e chi come tramite. Lato mio, utilizzo i social con l’obiettivo di portare le persone a teatro. Ciò che mi interessa di più non è il numero di follower, ma che quelli che ho siano fidelizzati e che vengano a vedermi live. Ad oggi i social per me sono un tramite buono, sano, per portare le persone a fare qualcosa di bello. Non sono un mezzo, né una ragione di vita.

Nel 2017, quando ho iniziato a pubblicare i primi video, avevo una percezione diversa: mi ponevo degli obiettivi in termini di follower, immaginavo la gente che mi avrebbe fermato per chiedermi una foto perché mi seguiva sui social. L’idea di portare il mio pubblico a teatro c’è sempre stata, ma c’era anche questa dimensione di crescita continua, che oggi non è più una priorità perché gli obiettivi sono cambiati. 

Sperimentare è importante: se dovessi parlare a un creator alle prime armi, a un ragazzo giovane che sta iniziando il suo percorso sui social, gli consiglierei di darsi degli obiettivi a livello di follower perché ti dà una dimensione, ti fa capire cosa puoi fare, cosa non puoi fare e soprattutto cosa vuoi fare. A un certo punto però, dopo un primo periodo di sperimentazione e dopo aver acquisito la giusta esperienza, bisogna prendere una direzione chiara e precisa. Nel mio caso è fidelizzare il pubblico, portarlo a teatro e andare sempre meglio con i miei spettacoli.

Segui qualcuno in particolare tra i tuoi colleghi docenti influencer? Se sì, chi e perché?

Primo fra tutti Sandro Marenco, il Social Prof di inglese: è uno dei miei preferiti e siamo anche molto amici. Mi piace tanto anche Vincenzo Schettini di La Fisica Che Ci Piace. L’ho conosciuto a Palermo durante un evento e penso sia un grandissimo divulgatore.

Quello che posso dire e che penso sia una cosa bella, ma proprio bella bella, è che non c’è minimamente competizione tra di noi, a differenza dei creator un po’ più giovani. Questo perché siamo più adulti (possiamo dire più vecchi, è la verità!) e molto eterogenei, con idee e obiettivi diversi. La competizione quindi non avrebbe senso, anzi è bene che uno porti valore all’altro e che il rapporto tra noi colleghi sia estremamente virtuoso.

Leggi anche Educational influencer italiani: i migliori creator da cui imparare

In collaborazione con Assoinfluencer

Photo Credits: Antonio Mazza per concessione dell’ufficio stampa di Filippo Caccamo

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