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Italy Food Porn: cibo italiano e estetica americana. L’intervista ai due fondatori

Il food è una delle categorie più amate sui social. Da Instagram a TikTok spopolano sempre più video ricette, recensioni di ristoranti e tanto altro.

Noi di Influenxer abbiamo avuto l’occasione e il piacere di intervistare Gian Andrea Squadrilli e Matteo Di Cola, fondatori di Italy Food Porn, il cibo più accattivante d’Italia.

Italy Food Porn è una azienda di social media marketing verticalizzata e leader nel food. Grazie alla sua capillarizzazione nazionale unisce una rete di influencer al fine di promuovere il foodporn italiano e di qualità.

Matteo Di Cola, romano doc e socio di Italy Food Porn e fondatore di Italy Food Porn Roma, ha oltre 140.000 follower su Instagram, 58.000 su YouTube e 100.000 su TikTok. Folle amante del cibo di strada e delle culture enogastronomiche di tutto il mondo, viaggiatore incallito.

Matteo Di Cola con il suo nuovo logo del ristornate
Foto Credit Account Instagram @matteodicola

Gian Andrea Squadrilli, in arte Jana è nato e cresciuto a Napoli. Fondatore di Italy Food Porn e Golocious, oltre 200.000 follower su Instagram, 59.000 su TikTok e 66.000 su YouTube. Uno dei primi food blogger in Italia, famoso per i suoi food tour in giro per il bel paese, e le sue ricette casalinghe. Imprenditore nella ristorazione con il suo progetto Golocious, una catena di ristoranti che conta più di 15 punti vendita.

Foto Credit account Instagram @jana_italyfoodprn

Ecco quello che ci hanno raccontato.

I pareri sull’ambito food sono discordanti. C’è chi dice che sia un settore saturo e chi no. Per vostra esperienza come stanno davvero le cose?

Gian Andrea: Il settore food è abbastanza saturo sia dalla parte di influencer marketing e social media marketing. Ci sono tuttavia pochi format che hanno idee e identità, fanno tutti all’incirca le stesse cose. Stessa cosa per l’influencer marketing e la gestione sociale: è facile entrare in un settore del genere perché ha poche barriere all’ingresso, ormai si fa quasi tutto con il telefono. Ovviamente però in tutti e due i settori chi si differenzia vince. Dunque anche se il settore è saturo e tu hai idee e identità in ciò che fai sui social e nel settore food, comunque riesci a lavorare e guadagnare bene e a fare un lavoro come si deve. Mentre se invece ti butti in questo settore che, come abbiamo detto, è saturo, senza idee e senza nessun tipo di elemento differenziante, ovviamente sei destinato a morire. 

Matteo: Se si intende per settore food l’ambito ristorativo, per cui ristoranti e attività ristorative, sicuramente ce ne sono tantissime e ne aprono sempre di nuove con format più o meno innovativi, però il settore non è affatto saturo poiché fortunatamente viviamo in una nazione dove il modus operandi delle persone è quello di “organizzarsi per fare cose” partendo sempre da un pasto. Quante volte ci è capitato di dire “andiamo a mangiare qualcosa, andiamo a mangiare una pizza”, ecco perché come settore non sarà mai saturo, andranno a scemare quelle attività che non si evolvono e non seguono il passo con i tempi e verranno sostituite da nuove e più in linea.
Se invece intendiamo il lato influencer, diciamo di sì, è ormai un mercato abbastanza saturo, chiunque pubblica un TikTok fa 20mila visualizzazioni, 5 mila followers e si denomina “food blogger” senza alcuna esperienza o competenza in ambito cibo/culinaria, e senza sapere poi realmente come comportarsi magari il mercato lo rovina anche.

Rimanendo in ambito food ogni stagione ha avuto il suo influencer di riferimento. Chi è oggi il creator più contemporaneo? Quali caratteristiche deve avere?

Gian Andrea: Ammetto che al momento sono veramente tantissimi, per cui le barriere all’ingresso davvero non esistono, basta che tu abbia un telefono, qualcosa da raccontare, e grazie ai social puoi farlo gratuitamente. Se qualcuno ha la passione lo può fare. Quindi il creator contemporaneo più che altro, visto che ce ne sono tanti, deve avere un elemento differenziante, un format, un’identità bella forte, altrimenti uno dei tanti non riesce. Stessa cosa funziona sei nel settore della ristorazione: se ci sono 10 paninoteche, e tu fai una paninoteca classica, sarai nel mercato senza distinguerti troppo; mentre se fai dei panini dove i prodotti si possono trovare solo da te, è come se non fossero due competitors e hai sicuramente molto più mercato. Stessa cosa nell’influencer marketing: se sei un influencer che ha un format diverso, che hai creato tu, che è pure difficile da copiare, che è molto identitario, e hai una personalità forte che piace, hai un tuo modo di raccontare il tutto, allora sei vincente, altrimenti sei uno dei tanti. 

Matteo Di Cola: Definire food influencer stagionali di riferimento è impossibile, le stagioni sono troppo ampie per quanto rapidamente cambiano i food influencer del momento. Se tempo fa esplodeva un food influencer all’anno, adesso ne esplode uno al giorno, per cui è impossibile definire qual è il food influencer del momento. Adesso ti dico un nome e magari tra una settimana ne è esploso un altro.

Se invece volete sapere chi è il creator contemporaneo/quali sono le skill che deve avere e che competenze deve avere, posso dirvi che sicuramente deve avere un minimo di conoscenza in ambito food, saper registrare e montare video in maniera decente, avere voglia di girare: non essendoci più le foto non esistono più i food blogger che vivono con i repost, bisogna andare proprio sul posto a creare video e contenuti da pubblicare.

Come è cambiato, in questi anni, il racconto del cibo? Qual è oggi l’alternativa più valida alla ricetta?

Gian Andrea: Con i social è cambiato tutto. Prima era tutto scritto con blog e cose simili, e anche le ricette erano formate diversamente: c’era il procedimento e c’era il processo fotografico. Adesso con i social ci sono le video ricette e i reel, tutto molto più veloce, rapido ed intuitivo, anche le ricette su Youtube lunghe funzionano un po’ meno, sta invece andando molto TikTok. Anche con le ricette, con i racconti del cibo, ci sono davvero tantissimi format che possono raccontare un’esperienza in maniera differente. Esistono infatti le experience food, dove puoi raccontare la tua esperienza in un locale o fare una ricetta a casa, e per fare una ricetta a casa ci sono tantissimi modi diversi: le ricette parlate, le ricette veloci, le ricette in 30 secondi. Si sono inventati di tutto e ancora oggi escono nuovi format per raccontare tutto quello che è inerente al food (prodotti, ristoranti, esperienze, ricette)

Matteo: Come dicevo, inizialmente si pubblicavano solo foto, di conseguenza prevalentemente andavano tutti quanti a rubare foto di altri, e inventarsi ricette, perché la ricetta è il contenuto che ha da sempre attirato di più e portato più attenzione ai profili social. Ora è più difficile farlo perché ormai si è capito che i contenuti che funzionano di più sono quelli dove ci si mette la faccia per cui tutti quanti fanno anche video in prima persona, per cui repostare video di altri è impossibile, e quindi ognuno si fa i propri contenuti. Oggi l’alternativa più valida è quello di un ristorante super conosciuto che viene visto magari nel dettaglio o in una chiave diversa.

Quali settori merceologici, non riconducibili al food, vi contattano? Cosa vi propongono?

Gian Andrea: Il target del food è globale. Tutti quanti mangiano e tutti quelli che mangiano ovviamente hanno anche altri interessi che possono essere: abbigliamento, tecnologia, sport, telefonia. Ciò che ci propongono è sempre sponsorizzazione dei prodotti o per diventare partnership.

Matteo: In realtà ci contattano le attività più disparate: da telefonia, ad abbigliamento. Nel tempo si è capito che la nicchia food è una nicchia non nicchia: l’utente che segue il creator che parla di calcio lo segue esclusivamente per quello, perché è interessato a quello, ma tutti seguono i creator che fanno food. Io ho follower di 16 anni e follower di 60 anni; ho mamme, figli, nonne, ragazzini, non ho una nicchia ben precisa, e potenzialmente qualsiasi cosa pubblicizzo, ho una buona conversione.

Quale social oggi è il più performante quando si parla di cibo?

Gian Andrea: Ogni social ha un target e un modo di comunicare che funziona di più, conviene essere presenti su tutti i social, non ce n’è uno predominante. In questo momento TikTok è il social che dà più penetrazione, nel senso che è ancora un po’ più libero rispetto a quelli di Meta che hanno maggiore saturazione, più utenti. Ma anche TikTok sta andando verso questo: alla fine se hai investito bene sul tuo format, se funziona bene, va bene qualsiasi social, non c’è un social più forte.

Matteo: Inizialmente è sempre stato Instagram ma solo perché su nessun’altra piattaforma se ne parlava. C’è stato poi un periodo storico in cui Youtube ha fatto degli ottimi numeri e poi TikTok è esploso. Non c’è una risposta precisa, si equivalgono tutti e tre i social, e se proprio dovessimo fare una scala, sarebbe TikTok, Instagram e You Tube

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